Apple e Samsung: aggiornamenti obsoleti

Apple e Samsung: aggiornamenti obsoleti

Apple e Samsung: aggiornamenti obsoleti

L’Antitrust, Garante italiano per i consumatori, ha colpito i due giganti della telefonia Apple e Samsung, rispettivamente con dieci e cinque milioni di multa.

L’accusa è quella di aver costretto i consumatori a scaricare aggiornamenti software che poi di fatto hanno reso meno efficienti e mal funzionanti gli smartphone.

L’ Apple ha ricevuto la sanzione perché non ha informato gli utenti della deteriorabilità delle batterie al litio, nonché circa le corrette procedure per mantenere, verificare e sostituire le batterie, in modo da conservare la piena funzionalità dei dispositivi.

Quattro sono i codici del nostro Codice del Consumo violati dai due colossi.

E’ la prima volta al mondo che viene multata l’obsolescenza programmata ed Apple, per esempio, deve rispondere davanti ai tribunali francesi.

Dopo una lunga indagine l’Antitrust ha accertato che gli aggiornamenti che i consumatori sono stati costretti a scaricare, hanno provocato disfunzioni e riduzioni di prestazioni.

Gli utenti inoltre sono stati privati della possibilità di tornare indietro al precedente software, inducendoli a comprare modelli più nuovi e quindi più cari.

Questa pratica va avanti da Maggio 2016, quando il modello Note 4 della Samsung ha iniziato a non funzionare più dopo l’aggiornamento software compatibile con il Note 7 e quindi non adatto per le versioni precedenti.

Apple invece, comincia nel Settembre 2016, quando i possessori di iPhone (6, 6Plus, 6s e 6sPlus) sono spinti ad installare il sistema operativo iOS 10 che viene sviluppato per il nuovo iPhone 7.

In pratica i nuovi software che vengono scaricati richiedono maggiore energia, quindi per gli apparecchi “più vecchi” si possono riscontrare anche spegnimenti improvvisi. Per limitare i danni, Apple ha rilasciato nel Febbraio 2017, un nuovo aggiornamento (iOS 10.2.1), senza tuttavia avvisare che la sua installazione avrebbe potuto ridurre la velocità di risposta.

Oltre la multa la beffa in quanto entrambe le aziende dovranno pubblicare sul loro sito internet un “mea Culpa” in italiano che informi dei provvedimento dell’Antitrust supportato dal Nucleo speciale della Guardia di Finanza.

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