
In questi ultimi anni il mondo si sta rimodellando sotto vari aspetti, tra cui quello lavorativo. Infatti ad intaccare maggiormente questa sfera è la tecnologia che si è insinuata, seppur lentamente, nelle nostre vite. Secondo i dati, raccolti su un campione di 300 aziende, la pandemia in corso ha accelerato il passaggio all’automatizzazione e alla digitalizzazione del lavoro.
Lo sviluppo tecnologico e quindi la realizzazione di robot avrà un grande impatto sul mondo del lavoro. Le previsioni ci dicono che entro il 2025 si andranno a perdere circa 85 milioni di posti di lavoro. I più colpiti tra questi saranno gli operai di fabbrica e gli impiegati di ufficio, ma anche gli addetti alle consegne come anche i cassieri.
L’elemento che accomuna queste attività è il fatto che queste figure svolgano azioni di routine quindi facilmente programmabili in un robot.
Se da una parte c’è chi rischia il lavoro, dall’altra c’è chi può stare totalmente tranquillo. Si tratta di quelle mansioni in cui la creatività e il pensiero critico fanno la differenza su gli altri. Tra questi troviamo chi lavora in ambito legale, nell’istruzione o come assistente sanitario.
Settori quindi che richiedono un certo livello di istruzione, ma non sempre è così. Ci sono anche settori dove, sebbene non sia richiesto un alto livello di studio, il rischio di essere sostituiti da robot è minino. Tra questi possiamo trovare il parrucchiere, o l’idraulico ma anche la sarta e il fotografo.
C’è da dire però che gli stessi economisti mettono in risalto le lacune di questo calcolo approssimativo. Le perdite effettive nel mondo del lavoro potrebbero essere molte di meno. Infatti in Italia ci sono molte più piccole e medie imprese, le quali hanno minore propensione all’investimento tecnologico e all’automatizzazione.
La prima soluzione che ci viene in mente per sopperire a tutto questo è di tuffarci verso le mansioni non sostituibili da robot. Sarà il governo però a fare il ‘grosso’, facendo sì che lo sviluppo tecnologico non vada ad intaccare le nostre vite aumentando posti di lavoro dove la mano dell’uomo è più difficile da rimpiazzare.