Didattica a distanza è un bene per i nostri figli?
Con le misure prese per contenere il coronavirus ci siamo domandati spesso se i metodi applicati fossero efficaci o meno.
Abbiamo già affrontato l’argomento relativo allo Smart Working e oggi vogliamo parlare della didattica a distanza.
E’ davvero un bene per i nostri figli? Nulla in contrario ad implementare tale metodo per applicarlo laddove strettamente necessario da situazioni di assoluta emergenza. Quello che ci chiediamo è: può davvero sostituire il metodo classico?
Da millenni la scuola è aggregazione e socialità, serve per imparare il confronto, lo scambio di idee, per apprendere gli strumenti più idonei per comunicare con gli altri. Siamo davvero disposti a rinunciare a tutto ciò? Le indicazioni sono, a differenza degli altri paesi europei, di non riaprire le scuole fino a settembre, con la ripresa dell’anno scolastico si parla infatti di alternare didattica a distanza e presenze contingentate nelle classi.
Siamo sicuri però che sarà così semplice fare questo?
I bambini ma anche gli adolescenti hanno un estremo bisogno di rapportarsi con i propri simili anche fisicamente attraverso gli sport di squadra. Bisogna ovviamente limitare i danni da Covid-19 ma quello che preoccupa è il futuro, l’idea di una scuola automatizzata non elettrizza.
Se da un lato il progresso non si può fermare, dall’altro non bisognerebbe privare i ragazzi del diritto al confronto.
Questa è una questione che andrà affrontata non appena l’emergenza sanitaria sarà rientrata.
Quello che realmente ci chiediamo sia per lo smart working, sia per la didattica a distanza è se sia giusto sostituire totalmente delle azioni che facciamo quotidianamente e che fanno parte della nostra realtà quali uscire per recarci a lavoro, fare due chiacchiere con un collega, prendersi un caffè o nel caso dei ragazzi andare a scuola e stare con i propri compagni. Tutto questo può essere sostituito da uno schermo?