“Hot zone”: cosa significa sognare
Non si finisce mai di fare ricerche e di alimentare la propria curiosità su quella zona del cervello così poco esplorata, la parte onirica. In passato già si era provato a stimolarla ed il risultato a detta dei volontari era la sensazione di essere in un mondo parallelo o disconnessi dalla realtà. Per cercare di capire nuovamente cosa significa “sognare” un’equipe di scienziati italiani e americani si sono concentrati su una zona più estesa del cervello. Si tratta di una zona piuttosto superficiale poco sopra la nuca, ribattezzata “hot zone”, ossia la zona calda corticale posteriore.
La ricerca, pubblicata su Nature Neuroscienze, si basa su due esperimenti dove si è notato che nella hot zone le onde lente che caratterizzano il sonno profondo sono sostituite da quelle rapide che invece definiscono il periodo della veglia.
Da qui si creano 2 filosofie di pensiero: la più accattivante è quella che ammette che un giorno sarà possibile capire cosa sta sognando una persona, osservando un elettroencefalogramma ad alta densità (256 elettrodi applicati su cranio e viso), così da suddividere in macro-categorie i sogni a secondo se è un sogno ricco di immagini o di conversazioni oniriche.
L’altra si rifà alla recente scoperta che i sogni prendono vita in entrambe le fasi del sogno, ossia sia in quella Rem che in quella non Rem, infatti la conclusione è che la fase onirica è indipendente dalle fasi del sogno proprio perché ha una sorgente autonoma, la hot zone.
Grazie alla ricerca portata avanti da Francesca Sinclari, neurologa che lavora a Losanna, si evince che anche nella fase onirica ci sia un’attività neurologica; ossia esperienze in cui la coscienza è attiva.
Quindi se nel sogno si ha la capacità del cervello di vivere esperienze nonostante sonno e immobilità, lo studio di Nature potrebbe aiutare a valutare anche stati di coscienza nei casi di coma o di anestesia, seguendo nuovi marker