La stanza segreta di Michelangelo
Durante la terribile vendetta della Famiglia Medici, Michelangelo Buonarroti visse in una stanza segreta nelle Cappelle medicee di Firenze per ben 3 mesi, dove disegnò i suoi progetti sui muri.
Ci si nascose durante il suo esilio dopo il tradimento in favore dei ribelli della rivolta popolare che aveva spodestato i Medici. Quella stanza, di soli sette metri per due, una sola finestra e da cui ci si accedeva da una botola nella Basilica di San Lorenzo, fu il pensatoio dell’artista e fu il luogo di nascita di molti progetti, tra cui la Sacrestia Nuova. Il tesoro fu scoperto per caso nel 1975, a seguito di alcuni lavori di restauro diretti dall’allora direttore delle Cappelle Paolo del Poggetto.
L’intenzione della nuova direttrice, Paola D’Agostino, è quella di aprire al pubblico a partire dal 2020.
I graffiti del Michelangelo si celavano sotto l’intonaco, ed una volta riportati alla luce nel ’70 si scoprì la testa del Laocoonte, che un giovane Michelangelo aveva studiato a Roma nel 1506, studi su alcune sculture della Sacrestia, riletture della Leda, memorie e rivisitazioni del David, l’intrico di corpi della volta della Sistina, fino a quella figura chinata e ripiegata su se stessa nella quale è stato letto una sorta di autoritratto dell’artista durante la sua reclusione nella prigione sottostante ad una delle sue più alte e complesse creazioni.
Solo nel 2013 questi graffiti sono stati resi visibili con postazioni touch, senza la possibilità di accedere alla stanza, che fino a quel momento l’avevano solo gli studiosi.
Ora invece si parla dell’apertura della stanza segreta in circa 2 anni. L’annuncio è di qualche settimana fa ed ha fatto notizia anche all’estero, da dove provengono già i primi verdetti sulla veridicità della notizia, infatti William Wallace, professore della Washington University di S.Louis, ha mosso l’idea che sia improbabile che l’artista più amato dal Papa sia stato rinchiuso così tanto tempo in una stanza, al contrario di altri studiosi che però hanno riscontrato molte somiglianze evidenti tra alcune delle figure disegnate sulle pareti e quelle riprodotte sul soffitto della Cappella Sistina.
Ora la parola è a noi, per meglio dire tra un paio d’anni potremo dire la nostra sui graffiti della stanza segreta!