
Parte tutto da una proposta della premier Finlandese Sanna Marin che ha più volte avanzato l’ipotesi di ridurre gli orari di lavoro canonici al fine di privilegiare la produttività.
Nel resto d’Europa molti stati hanno già detto addio alla settimana di 40 ore che invece ancora resiste in Italia.
In Danimarca, ad esempio, ci sono contratti che prevedono 33 ore settimanali, mentre in Svezia la Toyota ha ridotto i turni a 6 ore. Entrambe le nazioni hanno generato un potenziamento degli utili.
In Norvegia invece la settimana lavorativa è di 33 ore con 21 ore giorni di ferie pagate. Mentre in Olanda si lavora 4 giorni a settimana per 29 ore.
Nel 2019 Microsoft Japan ha condotto un esperimento facendo lavorare i propri dipendenti 4 giorni a settimana per un mese con la stessa retribuzione.
I risultati? Sorprendenti!! Il 40% in più di produttività, consumi di elettricità e materiale cartaceo in netto calo.
Anche in Italia si è tentata questa strada nell’azienda Carter&Benson, società con sede a Milano che si occupa di consulenza.
L’idea è di far lavorare i dipendenti 36 ore retribuendoli come se ne lavorassero 40. Dal 2021, fa sapere L’Amministratore delegato, si introdurrà in azienda la settimana di quattro giorni e non ci sarà alcuna modifica allo stipendio e nella modalità di accumulo di ferie o ore di permesso.
Il vero obbiettivo non è tanto una produttività maggiore che è comunque un piacevole effetto collaterale ma andare a risparmiare su dei costi di gestione come la formazione di personale in sostituzione di dipendenti troppo stressati.
Un lavoratore con più tempo libero e con lo stesso trattamento economico è un lavoratore felice e le ricerche lo evidenziano.
In Italia non sappiamo se vivremo abbastanza per vedere la rivoluzione della riduzione della settimana lavorativa. Nell’attesa però possiamo sperare.
Voi ci sperate?