Rischio estinzione di massa nel nostro pianeta
Pensavamo che non sarebbe più accaduto ed invece eccoci di fronte alla Sesta estinzione di massa del nostro pianeta.
A lanciare l’allarme tre biologi dell’Università di Stanford, pubblicando il loro studio sulla rivista scientifica Pnas. Studio basato su un’analisi quantitativa diretta a documentare le dimensioni del problema, che sono a dir poco preoccupanti: “In tutto il mondo si sta verificando un annichilimento biologico” sostiene Rodolfo Diozo, autore della ricerca e portavoce dell’analisi della “defaunazione antropocentrica”.
È quindi dimezzato il numero di animali dal 1900 al 2015, analizzando ogni parte del mondo, branchi di elefanti, rinoceronti, giraffe e oranghi che si dimezzano, fino a volte a sparire da alcune aree geografiche, fatti che comportano ricadute importanti e negative sul nostro ecosistema.
Si stima che ogni anno spariscono due specie animali diverse in media. Per esempio il caso del pesce d’acqua dolce Ciprinodonte Catarina o dei pipistrelli dell’Isola di Natale, in Australia. Ultime notizie danno per spacciato anche il pinguino imperatore, in Antartide, che sarà costretto a migrare in nuove zone per poter sopravvivere, cacciare e riprodursi.
I dati, presentati così, non danno la giusta preoccupazione che dovrebbe esserci per questo fenomeno di perdita della biodiversità.
I ricercatori, per completezza della situazione, hanno analizzato la distribuzione geografica di 27600 specie di vertebrati a cui hanno aggiunto i dati dettagliati di un campione di 177 esemplari di mammiferi ben studiati dal 1900 al 2015. Il risultato, che si è raggiunto utilizzando la riduzione dei luoghi in cui si possono trovare questi animali, è stato che il calo demografico è estremamente alto, anche nelle specie considerate a basso rischio.
Salta all’occhio che più del 30% dei vertebrati è in diminuzione sia in termini di dimensione che di distribuzione geografica. Non si può risalire a specie che sono più a rischio o che sono maggiormente coinvolte, oltre agli ormai famosi ghepardi, elefanti, leoni africani e rinoceronti neri, poiché sono moltissime e farne una stima è superfluo, per alcuni versi.
La concentrazione massima della sofferenza demografica del regno animale è nelle zone tropicali del globo, dove la fauna ha lasciato ampi spazi liberi. Segue l’Australia, Asia ed Europa.
L’unica nota positiva di tutta questa sconcertante situazione è che dato che a trainare questo processo sono le attività umane, possiamo fare molto per minimizzare il nostro impatto e quindi, conseguentemente, le proporzioni del fenomeno. Il rischio di rimanere soli sulla Terra è impellente ed il cambiamento climatico non aiuta; ecco perché diventa necessario un impegno internazionale.