
La Commissione Europea, attraverso il bando WomenTechEu, sosterrà 50 aziende guidate da donne. Queste aziende in primis devono raggiungere obiettivi di sviluppo sostenibile come la lotta contro il cambiamento climatico e gli sprechi alimentari. Inoltre sono impegnate ad incrementare l’accesso delle donne all’istruzione e al mondo del lavoro.
Con un aumento del 2% rispetto allo scorso anno, nel Rapporto annuale “Women in Business” è stato stimato che nel 2022 le donne che detengono posizioni aziendali di comando sono il 32%.
Il dato più alto registrato risulta in Sud Africa (42%), seguito da Turchia e Malesia al 40%.
In Italia, le posizioni di senior manager occupate da donne sono in aumento nonostante si mantengano ancora al 30%.
L’impegno delle aziende per creare un ambiente più inclusivo è attestato dal fatto che risulta quasi dimezzata la percentuale di quelle senza presenze femminili nel senior management (dal 23% al 12%).
Infatti le nuove pratiche lavorative utilizzate durante la pandemia, come lo smartworking, hanno permesso alle donne una gestione migliore della propria carriera.
Il Manifesto dell’Innovazione pubblicato dall’Associazione Nazionale Giovani Innovatori sottolinea l’urgenza di dover colmare il gender gap.
Nel rapporto di Manageritalia si è evidenziato che, nel 2020 il numero di manager delle aziende è cresciuto solamente grazie all’aumentata presenza femminile nei ruoli dirigenziali del 4,9%.
La quota rosa tra i dirigenti in Italia è cresciuta in tutte le regioni ma soprattutto in Molise (30%), Sicilia (25,5%) e Lazio (24,1%).
Per quanto riguarda le province risaltano Milano (8.705 donne dirigenti, cioè il 21,8% del totale), Roma (4.405, cioè il 25,3%) e Torino (1.132, il 17,7%).
La crescita del numero tra i quadri donna (+40%) rafforza l’importanza dell’aumento delle donne dirigenti.
Soprattutto nella fascia under 35 (37% del totale), il dato è importantissimo in quanto si tratta della futura classe dirigenziale.
Le donne infatti, secondo una ricerca di Almalaurea, sono la maggioranza tra il totale dei laureati (60%).
Nonostante ciò, dopo 5 anni percepiscono il 20% di stipendio in meno rispetto agli uomini.
Si spera dunque che tramite la digitalizzazione si potrà evitare alle donne di dover scegliere tra carriera o famiglia.